Primarie per il candidato premier, da fare
un anno prima del voto e organizzate come un
vero e proprio turno elettorale.
Soprattutto, istituite per legge. La
proposta è di Andrea Augello, che da tempo
sostiene la necessità di coinvolgere i
cittadini nella scelta del nome per Palazzo
Chigi, e non solo. Ora c’è un passaggio in
più: il sottosegretario alla Pubblica
amministrazione ha formalizzato quella
proposta con una lettera ad Angelino Alfano.
L’ambizione è che possa trovare il consenso
di tutto il partito e diventare parte di un
più completo progetto di riforma elettorale.
L’iniziativa, però, arriva proprio
all’indomani delle dichiarazioni del
segretario che escludono primarie sul
premier alle prossime elezioni e che
rilanciano Silvio Berlusconi come candidato.
È l’inizio di una polemica con i vertici del
partito?
Assolutamente no: intendo presentare una
proposta innovativa e favorire un dibattito
che sottragga le primarie al tema della
possibile ricandidatura di Berlusconi alle
prossime elezioni politiche, inserendole nel
più ampio contesto della riforma del
bipolarismo. Se il presidente del Consiglio
deciderà di ricandidarsi, non avrà rivali in
nessuna elezione primaria nel centrodestra.
Non di meno, uno strumento come le primarie
va incontro alla richiesta di
riappropriazione della sovranità popolare,
che ha spinto i referendum oltre il quorum e
che ha portato alla vittoria candidati come
Pisapia e De Magistris.
Che cosa ha di diverso la sua proposta da
quelle che sono state presentate fin qui?
Rispetto alle proposte presentate
all’interno del Pdl e, nel Pd, da Veltroni,
la differenza sostanziale è che le primarie
non vengono organizzate dai partiti, ma si
svolgono come normali elezioni, nell’election
day dell’anno prima della scadenza della
legislatura o della consiliatura nel caso
del sindaco.
E per le Province e le Regioni?
Se intendiamo sciogliere le Province, mi
sembra poco serio inserirle in una proposta
di legge elettorale come le primarie. Per
quanto riguarda le Regioni, ritengo che sia
giusto che decidano autonomamente, anche
perché quelle che hanno già scelto una
propria legge elettorale credo potrebbero
eccepire la legittimità dell’imposizione
delle primarie dall’alto.
Quindi, secondo la sua proposta, un anno
prima delle elezioni i partiti si
apparentano, i cittadini vanno in cabina
elettorale e scelgono con una sola
preferenza il loro candidato a premier o a
sindaco…
Esattamente. In questo modo il voto è
sicuro e trasparente e rimane segreto.
Inoltre, si favorisce la dialettica del
pluralismo all’interno delle coalizioni
bipolari e si incentiva la valorizzazione
della rappresentanza sul territorio di
quanti sono in grado di mobilitare
l’elettorato intorno a un programma e a una
candidatura. Ovviamente le primarie da sole
non bastano…
Che cos’altro occorre?
Certamente una nuova legge elettorale che a
questo punto, con due referendum in piedi,
diventa inevitabile. Da questo punto di
vista, per me va bene tanto la proposta di
Quagliariello quanto qualsiasi altra
soluzione che attraverso la tutela del
premio di maggioranza salvi la coesione del
Paese e la governabilità, restituendo ai
cittadini la possibilità di scegliere.
Francamente, non importa se attraverso i
collegi o il ripristino delle preferenze.
Che iter seguirà questa proposta sulle
primarie?
Intanto l’abbiamo spedita ad Angelino
Alfano, in modo che l’analizzi e ci dia un
suo parere approfondito. Bisognerà
discuterne nel partito, possibilmente
evitando di inventare di sana pianta il
teorema per cui chi propone le primarie non
ha fiducia in Berlusconi. È una sciocchezza
e abbiamo troppo poco tempo per continuare a
discutere in modo superficiale. Prima delle
elezioni politiche il Pdl deve trovare la
forza e la determinazione per avviare un
nuovo ciclo di riforme, superando le secche
di un bipolarismo nato male e bisognoso di
un restyling radicale. Allo stesso modo,
dobbiamo mettere in cantiere alcune riforme
strutturali che possano completare e
consolidare l’enorme sforzo che il governo
ha compiuto con le ultime manovre
finanziarie. Su questi temi bisogna tentare
di dialogare con l’intera area che si
riconosce nel Pdl e quindi non esiste una
discussione a se stante sulle primarie, ma
un grande disegno politico complessivo di
cui le primarie possono essere un momento
qualificante.
E se la posizione del Pdl rimanesse ferma
nel circoscrivere le primarie ai soli
sindaci?
Immagino che sopravviveremmo tutti, ma
avremmo perduto un’occasione di dare un
taglio netto alla vecchia politica e alle
primarie farsa che rappresentano un grande
rischio per la democrazia. Comunque questa
proposta è un fatto nuovo e diverso da tutte
quelle fin qui presentate e quindi provare
almeno a discuterne credo sia doveroso.
Ma Berlusconi si ricandiderà nel 2013 o no?
Il presidente del Consiglio è un nostro
contemporaneo e rimane l’unico in grado di
rispondere a questa domanda. Tra l’altro
gode di ottima forma, a giudicare da come il
suo governo sta riuscendo a varare due
manovre finanziarie in una sola estate. La
domanda giusta da fargli, da parte mia, è se
vogliamo dare più potere decisionale ai
cittadini oppure no e se vogliamo creare un
sistema bipolare che funzioni. Credo che a
Berlusconi interessino entrambe le
possibilità.
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